La riflessione di Roberto Toniatti sulla specialità regionale nel quadro del regionalismo asimmetrico

Pluralismo Territoriale e l’Autonomia Regionale

Matteo Cosulich

Professore associato di diritto costituzionale, Facoltà di Giurisprudenza, Università di Trento.

Sinopsi

Ho accolto assai volentieri l’invito a partecipare a una riflessione comune sull’opera di Roberto Toniatti, recentemente rivoltomi dai suoi Allievi. I miei percorsi di ricerca hanno frequentemente incrociato quelli di Roberto. Mi è quindi particolarmente agevole, oltre che gradito, dedicargli in questa sede uno dei miei scritti più recenti, pubblicato non più tardi di due settimane fa sulla Rivista del Gruppo di Pisa e frutto della rielaborazione della Relazione introduttiva al Convegno “Il regionalismo italiano alla prova delle differenziazioni”, svoltosi a Trento il 18-19 settembre 2020, purtroppo da remoto; coronavirus oblige. Convegno che ha potuto beneficiare del prezioso contributo di Roberto Toniatti, quale presidente della I sessione.

La prima differenziazione che storicamente il regionalismo italiano si trova ad affrontare è quella ipostatizzata nelle Regioni a Statuto speciale, la cui peculiare autonomia costituisce il principale punto di intersezione delle mie linee di ricerca con quelle di Roberto Toniatti. Non a caso, il mio oramai risalente interesse al riguardo è frutto anche di una sua sollecitazione: quando, ventitré anni or sono, giovane (allora) neoricercatore di Istituzioni di Diritto pubblico presso la Facoltà di Economia trentina, andai a presentarmi al Preside della Facoltà di Giurisprudenza, nel nostro colloquio Roberto mi invitò a occuparmi dell’autonomia speciale, che a Trento conosceva – e conosce – una delle sue più felici realizzazioni. All’epoca, mi interessavo soprattutto di regionalismo ordinario, sia scientificamente sia come consigliere giuridico del Presidente della Giunta di una Regione a Statuto normale. In tale veste, seguivo le riunioni romane della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome. In quella sede, ebbi i miei primi contatti sia con la scuola giuspubblicistica tridentina sia con l’autonomia provinciale trentina, rispettivamente impersonificate da Giandomenico Falcon e da Gianfranco Postal. Le raffinate riflessioni giuridiche dell’uno e l’attenta consapevolezza del valore dell’autonomia provinciale dell’altro mi avevano reso particolarmente attento alla realtà istituzionale trentina. L’invito di Roberto Toniatti trovò quindi un terreno fertile, dove appunto sono germogliati negli anni tanti miei scritti, non ultimo quello che vi propongo oggi.

Se il percorso scientifico che mi ha condotto allo studio dell’autonomia speciale origina dal regionalismo ordinario, potrei osservare, si parva licet, che quello di Roberto Toniatti muove invece dalle sue magistrali analisi comparatistiche dei grandi sistemi federali contemporanei, avviate, negli anni ottanta del secolo scorso, con due lavori monografici su tematiche statunitensi. Osservare le autonomie speciali del nostro paese – e, più in generale, il regionalismo italiano – dall’angolo visuale delle esperienze federalistiche induce l’A. a individuare condivisibilmente nell’asimmetria e nella differenziazione un tratto distintivo del sistema regionale rispetto all’assetto federale, nel quale l’eguaglianza iniziale degli enti che ne sono all’origine tende piuttosto a frenare i movimenti in tale direzione. In Italia, un assetto regionale consente invece alla Costituzione della Repubblica di riconoscere o di attribuire «forme e condizioni particolari di autonomia» agli enti che la costituiscono (art. 116). Quanto all’attribuzione, il procedimento previsto dal co. 3 dell’art. 116 Cost., introdotto nel 2001 (legge cost. n. 3), potrebbe reputarsi, nell’impostazione di Roberto Toniatti, connaturato al carattere stesso del regionalismo, assecondandone la tendenza all’asimmetrica differenziazione. Quanto al riconoscimento, l’espressa menzione costituzionale delle cinque Regioni ad autonomia speciale e della stessa articolazione provinciale del Trentino-Alto Adige/Südtirol (art. 116, co. 1 e co. 2 Cost.) dà conto della presenza della differenziazione sin dalle origini del regionalismo italiano; a ben vedere, assai prima che le Regioni ordinarie venissero istituite.

Le differenziazioni regionali, presenti per lunghi decenni nel nostro ordinamento costituzionale (Regioni a Statuto speciale) o affacciatesi solo di recente nel dibattito politico-istituzionale (regionalismo differenziato) vengono sapientemente inquadrate da Roberto Toniatti nella prospettiva dell’«autonomia regionale ponderata», cui dedica un acuto saggio pubblicato nel 2017 su le Regioni; il neologismo ora richiamato, forgiato dall’A., costituisce una locuzione particolarmente felice, in quanto il ponderare si presta a qualificare l’autonomia regionale sia che lo si intenda in senso proprio sia che se ne impieghi il senso figurato. Così in quest’ultimo significato la ponderazione equivale all’attenta riflessione, indubbiamente necessaria per poter avviare «una nuova stagione costituzionale del regionalismo italiano», auspicata da Roberto Toniatti nel titolo del saggio poc’anzi richiamato. Nel meno comune senso proprio, il ponderare indica invece il pesare, operazione necessaria nella prospettiva di attribuire differenti competenze alle Regioni, pesandole appunto, nel quadro di un regionalismo asimmetrico. Le operazioni ora descritte non vanno però svolte in astratto ma, affinché l’autonomia regionale possa essere esercitata efficacemente, debbono tener conto delle condizioni pregiuridiche, con particolare riguardo alla «cultura dell’autonomia» presente nel territorio interessato – e certamente riscontrabile nella nostra Regione e nella nostra Provincia – come Roberto Toniatti ben ci rammenta nel volume ad essa dedicato, che ha curato nel 2018, come Atti del Seminario svoltosi l’anno precedente in occasione della Giornata dell’Autonomia. La circostanza che il Seminario sia stato organizzato dal Progetto Laboratorio di Innovazione istituzionale per l’Autonomia integrale (LIA) e dal Gruppo studio e ricerca sulle Autonomie Speciali Alpine (ASA) mi permette infine di ricordare due importanti iniziative poste in essere da Roberto Toniatti nell’ambito delle sue approfondite analisi sulla specialità regionale che qui ho brevemente richiamato; analisi delle quali non si può che essergli profondamente grati.

Trento, 9 dicembre 2020

Matteo Cosulich

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